Bisogna dire, che quello era un periodo felice di rinnovamento cristiano-cattolico, che i re Normanni ristabilirono, dopo aver scacciato gli Arabi, favorendo così il diffondersi di monasteri Basiliani e Benedettini. A questo si aggiunse l’esempio degli anacoreti, che lasciati gli agi e la vita attiva si ritiravano in una grotta o in una cella, di solito nei dintorni di una chiesa o di un convento, così da poter partecipare alle funzioni liturgiche e avere nel contempo un’assistenza religiosa dai vicini monaci. In quest’atmosfera di fervore e rinnovamento religioso, s’inserì la vocazione eremitica della giovane nobile Rosalia, poiché la scelta di una vita in solitaria preghiera e contemplazione era l’espressione più alta della sensibilità religiosa di quel tempo
In seguito si trasferì nel feudo paterno, sulle montagne di Bivona (AG), nel bosco di S. Stefano di Quisquina, vicino a un convento di monaci Basiliani, presso una piccola grotta che si trova ora incorporata nell’eremo a lei dedicato.
Una scritta, trovata il 24 agosto 1624, all’ingresso della piccola grotta recita:
EGO ROSALIA SINIBALDI QUISQUINE ET ROSARUM DOMINI FILIA AMORE D.NI MEI JESU CRISTI IN HOC ANTRO HABITARI DECREVI
Io Rosalia Sinibaldi, figlia del signore della Serra Quisquina e del Monte delle Rose, per amore del mio Signore Gesù Cristo ho deciso di vivere in questa grotta.
RICORDA
Scrivi la password usando le minuscole.
A-Attentamente!